Author Archive | Filippo Savarese

La Manif Pour Tous Italia: In Irlanda non ha vinto l’uguaglianza ma l’ideologia

Roma, 23 maggio 2015 - “In Irlanda non ha vinto l’uguaglianza ma l’ideologia, ed è una pessima notizia per l’Europa”. Queste le parole del portavoce dell’associazione pro-family La Manif Pour Tous Italia, Filippo Savarese, commentando l’esito del referendum in Irlanda sul matrimonio gay.

La Manif Pour Tous Italia mette in guardia il Partito Democratico. “Se credono di sfruttare questa vicenda per agevolare l’approvazione del matrimonio gay anche in Italia chiamandolo “unioni civili” – continua Savarese – fanno male i conti: porteremo in piazza il popolo per dire che ognuno ha il diritto di vivere in pienezza il proprio amore, ma che per il bene delle future generazioni mamma e papà non hanno uguali”.

Per l’associazione pro-family, “La famiglia formata da un uomo e una donna rimane la cellula elementare della società: questa è la ricchezza ineguagliabile che il matrimonio valorizza da millenni e deve continuare a testimoniare”.

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Unioni civili, La Manif Pour Tous Italia: dal Presidente Grasso demagogica ignoranza della Costituzione

Roma, 20 maggio 2015 – “È inaudito che Pietro Grasso, dopo una lunga carriera in magistratura, si pronunci su un tema così delicato come quello del rapporto tra famiglia, matrimonio e unioni omosessuali con totale superficialità giuridica“. Lo afferma Filippo Savarese, portavoce de La Manif Pour Tous Italia, commentando le parole pronunciate martedì dal Presidente del Senato al convegno “Diritti omosessuali, diversità come valore” a Palazzo Madama.

“Il Presidente Grasso – continua Savarese – saluta il ddl Cirinnà sulle unioni civili come la soluzione al presunto problema di eguaglianza formale tra coppie eterosessuali e omosessuali in Italia, eguaglianza che sarebbe addirittura imposta dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Purtroppo per il Presidente, però, con la sentenza 138 del 2010 la Corte Costituzionale ha espressamente escluso che l’ineguale trattamento di queste coppie violi l’articolo 3, poiché, dice la Corte, le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio, in virtù della (potenziale) finalità procreativa che caratterizza solo quest’ultimo”.

La Manif Pour Tous Italia ribadisce quindi la propria assoluta contrarietà al ddl Cirinnà sulle unioni civili, in quanto vero e proprio matrimonio-bis destinato a scardinare l’intero sistema del diritto di famiglia, a cominciare dal diritto dei bambini di crescere con un papà e una mamma. Il diritto di ciascuno di condividere con chi si preferisce la propria esistenza può e deve essere assicurato dalla legge, ma senza minimamente confondere queste convivenze col matrimonio.

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Referendum sul matrimonio gay in Irlanda, La Manif Pour Tous Italia: sostegno alle associazioni pro-family

La Manif Pour Tous Italia al Colosseo

Ogni bambino merita un papà e una mamma, cioè merita la verità. Per questo esiste il matrimonio e per questo deve essere difeso dall’ideologia gender dell’indifferentismo sessuale”. Lo afferma Filippo Savarese, portavoce de La Manif Pour Tous Italia, commentando il referendum del prossimo 22 maggio in Irlanda sulla riforma del diritto di famiglia, che introdurrebbe nel Paese matrimonio e adozioni gay.

“Le associazioni Lgbt irlandesi – continua Savarese – hanno ricevuto finanziamenti per milioni di euro e l’appoggio di tutti i centri di potere e di informazione della società, mentre le associazioni pro-family subiscono aggressioni e intimidazioni. Per questo abbiamo deciso di inviare ai nostri amici una foto di sostegno scattata sabato 16 maggio sotto il Colosseo da un gruppo di nostri attivisti”.

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INDOSSA LA T-SHIRT DELLA MANIF, RAGAZZO AGGREDITO A ROMA

Comunicato stampa

Roma, 6 maggio 2015

Roma: vietato indossare la maglietta con il simbolo della famiglia. La Manif Pour Tous Italia denuncia aggressione
Maglietta squarciataIndossava una maglietta che raffigura la famiglia. Questa la ragione dell’aggressione di cui è stato vittima un ragazzo di Roma, il pomeriggio del primo maggio scorso. Durante un picnic in un parco in zona Tiburtina, il ragazzo è stato insultato e strattonato, a causa della sua t-shirt con il logo de La Manif Pour Tous che rappresenta una famiglia che si tiene per mano. A denunciare l’accaduto è La Manif Pour Tous Italia, associazione nata con lo scopo di “garantire la libertà di espressione, preservare l’unicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà”. L’aggredito racconta di essere stato circondato da tre persone (due uomini e una donna ), apostrofato e poi spinto a terra. “Questa maglietta te la devi togliere. Sei un fascista, sei un antiabortista e un cattolico integralista”, gli hanno gridato contro. Al suo rifiuto, in presenza di testimoni, gli è stata squarciata la t-shirt con violenza. Secondo la vittima, l’autore del gesto ha affermato di essere “gay e anarchico” e di voler picchiare quanti indossano magliette con quel simbolo. La Manif Pour Tous Italia si dichiara profondamente scossa dalla brutale aggressione. “Difendere la famiglia oggi, significa rischiare violenti attacchi personali – afferma Jacopo Coghe, presidente de La Manif Pour Tous Italia -. Quanto accaduto a Roma è un fatto gravissimo, che testimonia la volontà di intimidire chi sostiene un’associazione pro-family come la nostra, che tra l’altro è apartitica e laica. Siamo nati per promuovere la libertà di opinione – conclude Coghe – e per questo minacce e prepotenze non riusciranno a chiuderci la bocca”.

Ufficio stampa La Manif Pour Tous Italia:
press@lamanifpourtous.it
Cell. 393 8182082

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UNIONI CIVILI/MATRIMONIO GAY: LA CASSAZIONE RICATTA IL PARLAMENTO CON UNA SENTENZA EVERSIVA

“La Corte di Cassazione ha sfondato il muro che separa i poteri dello Stato emettendo una sentenza eversiva, contro la Costituzione e la sovranità popolare”. Lo afferma Filippo Savarese, portavoce dell’associazione pro-family La Manif Pour Tous Italia, commentando la decisione della Corte di Cassazione di far sopravvivere il matrimonio tra due coniugi dopo il cambio di sesso anagrafico di uno dei due, contrariamente a quanto prescritto dalla legge e dalla Corte Costituzionale.

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“Con la sentenza 170/2014 – continua Savarese – la Corte Costituzionale ha dichiarato che «la sentenza di rettificazione dell’attribuzione di sesso di uno dei coniugi provoca lo scioglimento del matrimonio», perché lo Stato ha il diritto di proteggere il matrimonio come unione esclusiva tra uomo e donna. È stata dichiarata illegittima solo la mancata previsione – in eventuale sostituzione del matrimonio, comunque sciolto – di un’altra forma di protezione dei rapporti giuridici essenziali sorti tra gli ex-coniugi. La Consulta ha però specificato che rimediare a questo vulnus è un «compito del Parlamento», in quanto unico organo rappresentante della sovranità popolare.”

La Cassazione ha deciso di scavalcare il Parlamento e di mantenere in vita il matrimonio tra due persone dello stesso sesso anagrafico fino all’approvazione di questo statuto giuridico alternativo, che è chiaro essere quello delle unioni civili in discussione al Senato (ddl Cirinnà), che equipara le unioni omosessuali alla famiglia aprendo alle adozione gay e all’utero in affitto.

“Si tratta – conclude Savarese – di un inaudito ricatto al Parlamento: finché non si approvano le unioni civili è momentaneamente in vigore in Italia il matrimonio gay. E’ assolutamente antidemocratico”.

La Manif Pour Tous Italia denuncia pertanto il tentativo eversivo di parte della magistratura di indirizzare e costringere l’operato del Parlamento verso l’approvazione delle “unioni civili” e cioè di “matrimonio gay” mascherato, contro i principi più essenziali della Costituzione repubblicana e la volontà del popolo sovrano.

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ROMA. AGGREDITO RAGAZZO CON LA MAGLIETTA DE LA MANIF POUR TOUS ITALIA

Comunicato stampa                   Roma, 6 maggio 2015

Roma: vietato indossare la maglietta con il simbolo della famiglia. La Manif Pour Tous Italia denuncia aggressione

Maglietta squarciataIndossava una maglietta che raffigura la famiglia. Questa la ragione dell’aggressione di cui è stato vittima un ragazzo di Roma, il pomeriggio del primo maggio scorso. Durante un picnic in un parco in zona Tiburtina, il ragazzo è stato insultato e strattonato, a causa della sua t-shirt con il logo de La Manif Pour Tous che rappresenta una famiglia che si tiene per mano. A denunciare l’accaduto è La Manif Pour Tous Italia, associazione nata con lo scopo di “garantire la libertà di espressione, preservare l’unicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà”. L’aggredito racconta di essere stato circondato da tre persone (due uomini e una donna ), apostrofato e poi spinto a terra. “Questa maglietta te la devi togliere. Sei un fascista, sei un antiabortista e un cattolico integralista”, gli hanno gridato contro. Al suo rifiuto, in presenza di testimoni, gli è stata squarciata la t-shirt con violenza. Secondo la vittima, l’autore del gesto ha affermato di essere “gay e anarchico” e di voler picchiare quanti indossano magliette con quel simbolo. La Manif Pour Tous Italia si dichiara profondamente scossa dalla brutale aggressione. “Difendere la famiglia oggi, significa rischiare violenti attacchi personali – afferma Jacopo Coghe, presidente de La Manif Pour Tous Italia -. Quanto accaduto a Roma è un fatto gravissimo, che testimonia la volontà di intimidire chi sostiene un’associazione pro-family come la nostra, che tra l’altro è apartitica e laica. Siamo nati per promuovere la libertà di opinione – conclude Coghe – e per questo minacce e prepotenze non riusciranno a chiuderci la bocca”.

Ufficio stampa La Manif Pour Tous Italia:
press@lamanifpourtous.it
Cell. 393 8182082

COSCIENZE

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LA LOBBY LGBT CHIEDE ALTRI 10 MILIONI PER TORNARE NELLE SCUOLE

Guai se il Governo rilanciasse la Strategia Nazionale Lgbt nelle scuole dei nostri figli per altri tre anni, ha già fatto abbastanza danni negli ultimi tre”. Lo afferma Filippo Savarese, portavoce dell’associazione pro-family La Manif Pour Tous Italia, dopo la proposta del movimento gay di rifinanziare fino al 2018 corsi e progetti sull’orientamento sessuale e l’identità di genere nelle scuole italiane.

La Strategia Nazionale Lgbt è un piano di interventi stilato nel 2013 da ventinove associazioni del movimento gay, finanziato con 10 milioni di euro per tre anni e adottato dal Ministero dell’Istruzione per introdurre nelle scuole progetti “contro la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”.

“Secondo le statistiche – afferma Savarese – gli studenti che ogni anno riferiscono di aver subito discriminazioni per il loro orientamento sessuale sono circa il 4%. Un singolo caso è ovviamente già troppo, ma in realtà il movimento gay approfitta della presenza di alunni e studenti per propagandare la sua agenda politica su matrimonio, adozione e procreazione artificiale, che non c’entrano niente con l’omofobia. In questi tre anni le scuole sono diventate veri campi di rieducazione sessuale mentre le famiglie venivano tenute del tutto all’oscuro di queste attività”.

“Alle 17mila firme raccolte per il rilancio della Strategia Lgbt – conclude Savarese – noi rispondiamo con le 70.000 contro l’ideologia gender nelle scuole raccolte sul sito CitizenGo”.

LA MANIF POUR TOUS ITALIA

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UNIONI CIVILI: MANIF POUR TOUS ITALIA ANNUNCIA MOBILITAZIONE GENERALE

“L’esperienza internazionale certifica che le unioni civili sono solo il primo passo nella direzione della rottamazione del matrimonio, per ridefinire ideologicamente la realtà della famiglia e sradicare le figure del padre e della madre”. È quanto denuncia Filippo Savarese, portavoce de La Manif Pour Tous Italia, alla conferenza stampa di oggi al Senato. In occasione della prima approvazione in Commissione Giustizia del ddl Cirinnà che istituisce le “unioni civili tra persone dello stesso sesso” e disciplina le “convivenze di fatto”, La Manif Pour Tous Italia annuncia una mobilitazione generale dei suoi circa 50 circoli territoriali che porti ad iniziative di vasto e pubblico dissenso.

“Chiunque si illude di aprire una breccia nel diritto di famiglia e di arginare allo stesso tempo il fiume in piena che preme dall’altra parte del muro – continua Savarese – o non ha capito che aria tira in Occidente o è un ipocrita connivente. In ogni caso non gli lasceremo sfasciare un patrimonio antropologico che vogliamo consegnare intatto alle future generazioni per il loro maggior bene”.

 Lo stesso Matteo Renzi, aderendo al Family Day del 2007, ha detto che “non c’è bisogno di essere cattolici per difendere la famiglia”. Ed è proprio con questo scopo che è nata La Manif Pour Tous Italia, con l’intento di riunire cittadini di ogni provenienza sociale, culturale, politica e religiosa. “Matteo Renzi disse anche che il Governo Prodi non poteva ignorare la presenza in piazza di un milione di manifestanti contro i Dico – sostiene il portavoce Savarese -. Crede che sarebbero di meno contro il vero e proprio matrimonio gay a cui mira il ddl Cirinnà? Chiediamo a Renzi: rottami quello che frena l’Italia, ma non la famiglia che la sostiene!”.

 La Manif Pour Tous Italia ricorda che, richiamando l’esigenza di una legge, la Corte Costituzionale non ha imposto di riconoscere l’unione di fatto in sé, incidendo inevitabilmente sulla disciplina matrimoniale, ma di riconoscere i diritti individuali dei suoi componenti, cosa che la legislazione attuale in gran parte già fa. La Consulta ha smentito categoricamente che in tema di unioni omosessuali e famiglia sia da applicare il principio di uguaglianza, poiché, afferma la Corte, “le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio”, in virtù della “(potenziale) finalità procreativa” che caratterizza solo quest’ultimo (sent. 138/2010).

 Le unioni civili, secondo La Manif Pour Tous Italia, sarebbero un vero e proprio “Cavallo di Troia” del Partito Democratico per “smantellare il diritto di famiglia – fondato sull’unione tra un uomo e una donna naturalmente orientata all’accoglienza e alla cura della vita – e aprire anche in Italia quel grande mercato dei figli ad ogni costo tramite eterologa e utero in affitto, già praticato dove queste riforme sono in vigore da tempo. L’equiparazione sostanziale delle unioni civili al matrimonio (di fatto una vera e propria forma di matrimonio gay)  e l’attribuzione di “due padri” o “due madri” ai figli di uno dei due componenti dell’unione, introducono nell’ordinamento italiano il virus della teoria del gender. Questa ideologia, con l’assist di Tribunali e Corti nazionali e sovranazionali, infetterebbe in poco tempo l’intero sistema giuridico riferito alla famiglia e alla filiazione, come già accaduto in altri Stati dell’Unione Europea”.

 Per quanto riguarda la stepchild-adoption, l’adozione interna alla coppia, La Manif Pour Tous la definisce “inaccettabile”. “Chiunque deve poter esercitare in pace e libertà il pieno diritto di condividere con altri la propria esistenza, ma ciò non significa avallare quel mercato dell’umano che priva in modo inaccettabile una persona del diritto di crescere con suo padre e sua madre, come fa proprio il ddl Cirinnà. La legge già prevede gli strumenti perché un genitore possa legittimare terzi alla partecipazione nella vita dei propri figli – dalla scuola alla sanità – senza tuttavia mettere in dubbio che genitori di un figlio a pieno titolo legale possano essere contemporaneamente sempre e solo un uomo e una donna. Tutti i limiti che la legge pone al rapporto tra un adulto e i figli del proprio compagno dello stesso sesso non sono affatto un’ingiustizia, ma il frutto di una situazione viziata all’origine dalla volontà della coppia di privare i figli del padre o della madre”.

 L’avvocato Simone Pillon, consigliere nazionale del Forum delle Associazioni Familiari e membro della Commissione per le Adozioni Internazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha rilevato come in realtà “le norme del ddl Cirinnà consentono ai giudici di superare agevolmente il limite della stepchild-adoption, permettendo a coppie di persone dello stesso sesso l’accesso a ogni ipotesi di adozione prevista dal nostro ordinamento e non solo quella del figlio del partner”. Pillon ha passato in rassegna le sentenze europee che confermano questa tendenza: “Anche l’Austria aveva posto il limite dell’adozione interna – afferma Pillon – ma la giurisprudenza della Corte di Strasburgo non consente soluzioni a metà, o tutto o niente, e le Corti austriache hanno dovuto aprire alle adozioni gay. È la sorte che toccherebbe all’Italia se il ddl Cirinnà fosse approvato”.

 Maria Cristina Maculan dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose ha denunciato il “totale degrado politico che da decenni riguarda la famiglia in Italia”. In particolare ha ricordato come secondo “i dati dell’Istat sulla povertà in Italia, le famiglie con almeno 3 figli in condizione di povertà relativa sono arrivate al 34,6%, mentre quelle in povertà assoluta sono arrivate all’8,3% con 3 figli, all’11,8% con 4 e al 22,1% con 5 o più”. Maculan invoca, in attuazione della Costituzione, una “riforma fiscale generale che tenga conto dei carichi familiari, la revisione dei sistemi tariffari, l’aumento degli Assegni Familiari, la revisione dell’ISEE, attualmente iniquo, e dei ticket sanitari per le famiglie numerose”. “Tra le soluzioni più urgenti – conclude Maculan – c’è quella che permetta alle donne di non rinunciare alla maternità e alla cura dei figli per l’impossibilità di conciliare con il lavoro quella loro ‘essenziale funzione familiare’ che la stessa Costituzione tutela all’art. 37”.

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I FANTOMATICI “100.000 FIGLI DI COPPIE GAY”

Trattando di “omogenitorialità” – cioè del fenomeno per cui coppie di persone dello sesso si ritrovano a crescere figli avuti da precedenti rapporti eterosessuali o tramite PMA eterologa o utero in affitto – è assolutamente inevitabile imbattersi in una sorta di numero magico: 100.000.

Non c’è articolo, intervista, saggio, video, servizio, blog, post, tweet che trattando il tema non tiri fuori i centomila fantomatici “figli di coppie gay” in Italia. Il momento è precisamente quello in cui si dice: anche se non sei d’accordo col fatto che un bambino possa avere “due papà” o “due mamme”, nella realtà pratica, concreta e quotidiana questo fenomeno è già largamente diffuso, ed è quindi degno di tutela per questioni di giustizia sociale. Per la serie: il mondo cambia e tu non puoi farci niente. Il tentativo è quello di metterti con le spalle al muro della Storia. Quello che segue però è una ridicola mitragliata di pallottole di carta.

A parte il fatto che non è la diffusione di una realtà che la giustifica in sé, e quindi non può tantomeno bastare a giustificarne il riconoscimento giuridico se a prescindere dalla “quantità” c’è un problema di “qualità”, a parte questo discorso, c’è da dire che questa cifra è assolutamente inventata.

Semmai dovesse rifilarvela qualcuno con cui state discutendo sul tema, iniziate esigendo la fonte di questo dato. Nell’esperienza di chi scrive la carica dei Centomila è saltata fuori in decide di discussioni con attivisti, “esperti” e simpatizzanti delle cause Lgbt. Nessuno – dicasi nessuno – ha saputo dare tracciabilità di questa cifra. Il che ci fa già capire come si sia diffusa per la potenza del passaparola mediatico. Tam-tam. L’ultima volta mi è capitato nell’Aula Magna del liceo romano Giulio Cesare, dove ho discusso di “matrimonio e adozione gay” col presidente del GayCenter Fabrizio Marrazzo davanti a circa duecento studenti.

Al risuonare della fatidica cifra mi si è sciolto il cuore al pensiero che avrei dovuto mettere in forte imbarazzo il mio interlocutore, poiché ero certo che non avesse la benché minima idea della fonte di quel numero. Infatti, a domanda, nessuna risposta. Qualche minuto dopo una collega dell’Arcigay gli passa il cellulare con la pagina di Wikipedia dedicata all’omogenitorialità, in cui ovviamente il primo paragrafo inizia così: “In Italia, i bambini con genitori omosessuali sono circa 100.000“. Fai per cliccare sulla nota che rimandi alla fonte del dato ma – ops! – non c’è nota né fonte. Nemmeno qui, che disdetta.

C’è però un’origine al tutto, e anche Wikipedia vi fa un (ovviamente) impreciso accenno.

Nel 2005 – dieci anni fa – l’Arcigay ha attuato il progetto “Survey nazionale su stato di salute, comportamenti protettivi e percezione del rischio HIV nella popolazione omo-bisessuale” (detto anche “Modi Di“), col patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità (cioè con 40.000€ di finanziamento pubblico). A parte i fondi, l’intero progetto è stato gestito dall’Arcigay e diretto dal suo “responsabile salute”, il sociologo Raffaele Lelleri, più una serie non meglio identificata di “vari referenti Arcigay” e “équipes scientifiche“. L’associazione ha raccolto circa 10.000 questionari anonimi (l’80% compilati via internet) e ne ha usati 6.774 per costituire il campione di riferimento secondo i soliti principali parametri (sesso, età, localizzazione).

Il metodo di campionamento statistico utilizzato è quello cosiddetto “a valanga” (snowball): si parte da una serie di contatti mirati iniziali e si chiede a loro di rigirare il questionario ad un’altra serie di loro contatti che possono essere ricompresi nel target richiesto dall’indagine. Questa modalità è usata per intercettare fasce di popolazione che difficilmente potrebbero essere studiate secondo i metodi statistici più affermati, ma proprio per questo vi è una inevitabile carenza in molti dei presupposti giustificativi delle nozioni convenzionali di selezione casuale e di rappresentatività. In altre parole: l’esigenza di formarsi un’idea approssimativa riguardo una realtà su cui si hanno in assoluto pochi dati sacrifica l’affidabilità statistica generale dello studio. E’ evidente infatti che nel medoto “a valanga” il campione rilevato dipende in modo determinante da come gestiscono il “passaparola” i primi contatti mirati, da chi siano questi stessi e dalle caratteristiche omogenee delle loro frequentazioni.

Ciò detto sull’affidabilità generale dello studio – che rimane ovviamente un importante spunto di conoscenza circa un fenomeno di grande rilievo pubblico come quello della prevenzione dell’HIV nella popolazione omosessuale – quel che ci interessa in questa sede è questo passaggio:

MODI DI

Come si può leggere direttamente dalla fonte, l’indagine, al netto dei suoi forti limiti strutturali, si limita a suggerire il dato per cui circa il 5% della popolazione omosessuale italiana avrebbe almeno un figlio. Secondo il censimento Istat del 2011, le persone che si definiscono omosessuali in Italia sono circa 1 milione. Ne deriva che circa 50.000 persone in Italia hanno un genitore omosessuale. Per arrivare a 100.000 bisogna affermare che il censimento ha una quota di “non dichiarato” pari al 100% di quella invece dichiarata. Statisticamente arduo da sostenere. Anche se fossero 100.000, comunque, si tratterebbe ugualmente di figli che hanno il padre o la madre che si sono dichiarati omosessuali al momento del sondaggio, e non di figli che vivono in coppie gay. Eppure questo è quello che si sostiene incredibilmente oggi.

La vera e propria mutazione di dati apparentemente chiari nella loro semplicità non ha risparmiato nemmeno l’instancabile attività divulgativa su questi temi della filosofa e bioeticista Chiara Lalli, in genere assai accorta alla questione della coerenza – e dunque onestà – argomentativa nei suoi diversi elementi discorsivi. Scrive Lalli sul n°33 della rivista “Darwin”:

LALLI

Lalli parte bene citando correttamente il report quando afferma che le percentuali richiamate riguardano persone omosessuali che “hanno almeno un figlio”, e non il numero di figli che vivono in una coppia di genitori gay; ma poi conclude comunque inspiegabilmente con i fantomatici “centomila figli cresciuti in una famiglia gay”. Avere il padre o la madre omosessuale significa “crescere in una famiglia gay”? Anche se un figlio avesse sia il padre che la madre omosessuali, comunque non si tratterebbe della fattispecie di “coppia gay” cui ci si intende riferire quando si parla di omogenitorialità (che riguarda l’uguaglianza di sesso nella coppia, non l’orientamento sessuale).

Lalli compie peraltro un secondo errore di citazione, quando scrive che ad avere almeno un figlio oltre i 40 anni sono il 17,7% dei gay e il 20,5% delle lesbiche. Come si vede nella tabella riportata più sopra, queste percentuali non si riferiscono a gay e lesbiche, ma a “MSM” e “FSF”. Di che si tratta?

Passo indietro. Di chi sono state accettate le risposte al questionario? Chi ha risposto? Sempre riportando direttamente il report conclusivo, apprendiamo quanto segue:

FMF

‘MSM’ e ‘FSF” significa “Male seeking male” (maschi in cerca di maschi) e “Female seeking female” (femmine in cerca di femmine), ed è la categoria che non comprende solo chi si definisce gay o lesbica, ma chi, a prescindere da questioni di stabile orientamento sessuale, ha avuto almeno un rapporto sessuale con una persona dello stesso sesso nell’ultimo periodo. Ecco perché il numero di persone che hanno dichiarato di avere almeno un figlio è più alto in questa categoria, perché non comprende solo gay o lesbiche secondo la tradizionale identificazione Lgbt.

Insomma, la questione dei “centomila figli di famiglie gay” è una vera e propria nube di falsità che si aggira ovunque si parli di omogenitorialità per oscurare la realtà dei fatti. Una nube che ha l’ovvio intento di creare nel pubblico la sensazione di un fenomeno ormai diffuso e praticato che non si può non dotare di riconoscimento giuridico.

Ammettendo senza concedere un certo grado di attendibilità alla ricerca “Modi Di”, l’’affermazione più prudentemente corrispondente al verosimile è che (forse) circa 50.000 persone in Italia potrebbero avere almeno un genitore omosessuale; ma si tratterebbe comunque di persone che hanno un padre e una madre.

É semplicemente fantastico che gli attivisti Lgbt in 10 anni si siano da una parte reinventati di sana pianta gli esiti di una loro indagine, e dall’altra si siano proprio dimenticati di averla mai condotta! Meraviglioso.

Tanto per capire quanto sballato possa essere dire che in Italia ci sono “centomila figli di coppie gay”, basta pensare che negli Stati Uniti d’America questi figli sono considerati, secondo studi ben più fondati,  nel numero di circa 200mila. Su 318 milioni di abitanti. In Italia (in cui tra l’altro manca pure l’accesso alla PMA o alla surrogata per queste coppie) 100mila su 59 milioni. Fate un po’ voi.

Non sappiamo proprio niente su figli che vivano in coppie di persone dello stesso sesso? Qualcosa sì. Abbiamo due dati, tutti e due di fonti imparziali se non parziali in senso opposto a quello presunto dalle associazioni Lgbt.

Il primo è il censimento Istat del 2013, che ha rintracciato in Italia 529 minori attualmente conviventi in coppie di persone dello stesso sesso.

Il secondo è il numero degli iscritti all’associazione “Famiglie Arcobaleno”, che comprende le coppie gay che rivendicano ufficialmente e pubblicamente il diritto di veder legalizzata la loro condizione di omogenitorialità (sono i primi sponsor dei corsi sull’ideologia gender nelle scuole). Fino a maggio scorso la presidente Giuseppina La Delfa dichiarava la presenza nelle coppie iscritte di 300 figli.

Trecento.

No, non è Sparta. È Disneyland, “dove vivono i sogni”. E le balle.

- Filippo Savarese
portavoce La Manif Pour Tous Italia
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UE: “MATRIMONIO GAY E’ DIRITTO UMANO”? BUFALA!

Titoloni, titoli e sottotitli. Post, like, tweet e ritweet. Breaking news.

Tutto in queste ore ci urla nelle orecchie: “l’Unione Europea ha deciso, il matrimonio gay è un ‘diritto umano’ e gli Stati devono adeguarsi“. Il problema è che la gente ci crede pure.

Intanto non si può parlare dell’”Unione Europea” ma del “Parlamento Europeo”, cioè l’organo meno influente sulle politiche nazionali tra tutti quelli dell’UE (per ovvie questioni di salvaguardia della sovranità dei singoli Paesi).

Secondo poi, il Parlamento Europeo non ha deciso un bel nulla sul matrimonio gay. Intanto per una questione semplice e quasi banale, e cioè che in base alle regole dei Trattati non ha il minimo potere di farlo; e poi perché ciò di cui si tratta è una risoluzione politica non vincolante. Si dirà: beh, non è cosa da poco che il Parlamento Europeo abbia definito il matrimonio gay come diritto umano. Non ha fatto nemmeno questo, benché l’associazionismo Lgbt si stia dissanguando per farlo credere in ogni dove e con il compiaciuto appoggio di tutta la stampa (inconsciamente, non solo quella laicista).

La risoluzione politica prendendo atto «della legalizzazione del matrimonio e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di Paesi nel mondo, attualmente diciassette, incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell’Ue a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili».

Il Parlamento si limita, per così dire, a premere perché il tema sia discusso e dibattuto. Ma se sia o no una “questione di diritti umani e civili” è proprio l’oggetto della riflessione a cui si invita a contribuire. Altrimenti il Parlamento Ue avrebbe potuto molto più semplicemente chiedere agli Stati di approvare il matrimonio gay in quanto diritto umano. Punto. Chiaro e conciso. E invece si chiede solo di contribuire alla riflessione posta in quei termini. Riflessione a cui si può contribuire con un bel: “Ehi, per me il matrimonio ha a che fare con la potenzialità procreativa dell’unione tra un uomo e la donna in virtù del maggior bene sociale dei figli. Chiaro? Grazie della chiacchierata e tanti saluti“. Dopotutto è precisamente quello che risponde alla risoluzione del Parlamento Europeo la nostra Costituzione, come ha chiarito nel 2010 e nel 2014 la Corte Costituzionale.

L’altro essenziale motivo per cui non è possibile affermare che il Parlamento Europeo ha dotato il matrimonio gay dell’aureola di “diritto umano”, è che la Corte Europea dei Diritti Umani ha già confermato che non lo è affatto, sulla base della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che all’art. 12 riconosce come diritto universale al matrimonio solo quello tra un uomo e una donna. Gli Stati sono liberi di ampliare la concezione a loro piacimento, anche fino alla poligamia o al matrimonio incestuoso, ma la Convenzione non obbliga minimamente a farlo e da parte sua promuove solo quello monogamico tra l’uomo e la donna (sentenze CEDU Schalk and Kopf v. Austria e Hamalainen v. Finlandia).

Quindi è assolutamente opportuno riportare il discorso ai suoi termini reali:
- le risoluzioni del Parlamento Europeo influenzano il dibattito politico;
- i diritti umani sono regolati in UE dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani;
- sulle questioni dei diritti umani decide la Corte Europea dei Diritti Umani;
- sul matrimonio la Corte ha deciso che quello “per tuttiNON è un diritto umano.

La stampa può modellare i titoli quanto vuole: finché i fatti resteranno chiari così come descritti e noi non ci faremo influenzare dalle pressioni mediatiche, resteranno solo parole al vento. Non dobbiamo assolutamente commettere l’errore di fare da cassa di risonanza a questa disinformazione, ma anzi cogliere l’occasione per far capire al popolo che c’è chi sta cercando di circuire la sua volontà con truffe politiche.

Filippo Savarese
portavoce Manif Pour Tous Italia

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Per la libertà di opinione.